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Visualizzazione dei post con l'etichetta Poesia inedita

Elisa des Dorides, finalista Premio Poeti Oggi 2022

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Misurata mole Ricordi le domeniche torinesi distese sotto la nebbia veniva dalla cucina l'odore del pranzo nessun genitore a versare parole dolci il divano, una finestra ce li facevamo noi i nidi tiepidi. Nella sabauda che sa di ferro la vita è tutta dentro: fuori l'autunno si prende la scena. Tu aspettavi la partita i modesti rigori di uomini miti salvadanaio di gioie infantili, io ti guardavo con un occhio solo l'altro scivolava nel sogno di un sole che non chiede permesso a smog e formalismi. Lì era sempre un misurare la luce gli animi sotto i portici nell'umidità, la mole dell'amore. * Elisa des Dorides è una copywriter di 35 anni che vive e lavora nelle Marche. Dopo aver vissuto due anni tra il mare e la pianura sarda e sette sotto il cielo di Torino, ritrova la sua altitudine naturale tra le colline maceratesi. La scrittura l’accompagna dall’età delle scuole elementari, quando le poesie iniziavano a prendersi il loro spazio sulle pagine del diario. Sul suo co

Eleonora Conti, finalista Premio Poeti Oggi 2022

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Perifrastica È passiva questa esistenza, ostinata e puntuale agli appuntamenti con l’inutile. Da consegnare, da comprare, da chiamare : se la leggi d’un fiato, l’anafora del quotidiano, ha il gusto del retro di una lista da spuntare. Come diventa impersonale la vita? Dove inspessisce la cataratta del neutro? Quando si fa tanto sfocata la cornice del giorno? Accumula segreti il cuore degli idioti. Il respiro si estingue nel mantra dell’automatismo, il proposito buono nell’impotenza del domani. Un colpo forte, ti dico, il più pesante che hai nel pugno. Assestalo con violenza, dove il male è acuto, dove si fa sentire, dove fa sentire. Un pensiero rianimato non teme morte alcuna. La vita sia sempre attiva. Come perifrastica. * Eleonora Conti  è nata nel 1988 a Parma, dove vive e lavora come insegnante. Laureata in Arti Visive a Bologna, la sua passione per le lingue l'ha portata a vivere per diversi anni all'estero tra Irlanda e Francia. Al momento sta dando forma alla sua prima ra

"Blocchi di partenza": Fabrizio Bregoli legge Marco Mittica

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Genotipo delle rovine che cadono dove amarsi-amare abbatte i confini, la legge, le case dei padri, le stanze delle madri. I porti non portano più stoffa, ma esperti di anarchia che sanno cosa fare in questo nulla. * Questa poesia di Marco Mittica costruita attorno a due enunciati che si sviluppano con un andamento in apparenza lineare, racchiude in sé numerosi elementi spiazzanti, sottintesi, associazioni nascoste e segrete che ne rappresentano l’elemento di maggiore suggestione. Difficile offrire un quadro univoco di lettura; a ciascuno spetta interiorizzare i versi e costruirne una sua mappa interpretativa, come faremo anche noi in questa nota. Tutto può avvenire solo per slanci intuitivi, per tentativi di comprensione. Il testo si sviluppa sulle due parole-chiave “rovine” e “porti” che reggono gli enunciati del discorso e il tema centrale dell’allontanamento dalle proprie origini, dai propri “confini”, dalle “case dei padri” e dalle “stanze delle madri”. Questa condizione obbligata

Francesco Cagnetta, finalista Premio Poeti Oggi 2022

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Non posso vedere che me che le corse a spingere il tempo per diventare grande le volate senza freni alla bicicletta sotto l’ombra dei portici d’agosto quando tutto era un eterno aspettare e la noia un silenzio da stivare. Mai nessuno spiega ai bambini che il tempo ci strappa al giorno e alle cose care che ogni singolo respiro è uno in meno da ascoltare. Mai nessuno insegna ai bambini a dire “Addio” . * Francesco Cagnetta , nato nel 1982, vive a Molfetta (Ba) ed è un avvocato.  Alcuni dei suoi testi poetici sono stati pubblicati e recensiti in rete su blog letterari come Neobar, Zona di disagio, Poetarum Silva, sulla Rivista il ClanDestino e sulla Rivista Letteraria Anterem.  Altri testi sono apparsi nelle seguenti antologie: Trittico d’esordio  a cura di Anna Maria Curci, Cofine Edizione (2017); Come una mezzaluna nel sole di maggio – ricognizione della poesia pugliese 1975- 1994 , Fallone Editore (2017); Dalla fine del mondo – Poesie per Francesco , Luce e Vita Edizioni (2018); Encicl

Stefano Bortolussi, finalista Premio Poeti Oggi 2022

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Lettera a un esploratore, con rimprovero e perdono A Juan de Fuca, percorrendo con la mente la placca tettonica che porta il suo nome. Sul tuo carattere non so niente di certo, ma posso immaginare il moto di ripulsa del navigatore nel vedersi sulle carte come placca intenta con calma rocciosa a scivolare sotto il continente: niente più rotte immaginate per Ioannis Fokas, greco ribattezzato Juan de Fuca dalla corona spagnola e padrona, nulla più di un nome affibbiato a uno stretto di scarsa conseguenza e a un corpo geologico dal muovere codardo. Tutti quei sogni di terre sconosciute passaggi a nord-ovest continenti attraversati — tutti quei viaggi a percorrere il crinale tra visione e illusione — ridotti alla marcia nascosta di fondo marino verso Laurentia, cratone dal nome ingannevole, terra ferma per definizione: basterebbe a far rivoltare l’esploratore della tomba, se il solo pensiero non causasse timori di altri sismi. Il senno di poi esagera a chiedere a chi navigava il sedicesimo

Maria Consiglia Alvino, finalista Premio Poeti Oggi 2022

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La tenda Scosto gli orli, fuori piove. Il gelo di dicembre abbacinante. Cresce dento un’estate. È l’arte del bicchiere, il pieno che traspare, la sostanza e la luce chiara della polvere là sul davanzale. Sul muro di fronte seguo i fili dell’edera tenace le attese sempre-verdi gli intrecci delle trame. Chiudo gli orli, il giorno è breve, non lo posso sopportare. La città stride, la sera annebbia le risate. Posso scrivere, salvare parole, oltre-passare. Immagino un sorriso fuori gli orli, un vento cosmico di allodole e cicale. * Maria Consiglia Alvino (Avellino, 1987). Formatasi tra Napoli e Strasburgo, è dottore di ricerca in Filologia, specializzata in letteratura greca antica. Insegna lettere presso il liceo “V. de Caprariis” di Atripalda (AV), dove vive. Collabora con varie riviste e blog, tra i quali Readaction Magazine e Exlibris20; fa parte della comunità poetica Versipelle, per la quale cura, insieme ad altre poete, la rubrica “Lo Spazio di Atena”, dedicata alla poesia femminile

Valentina Casadei, tre testi inediti

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Spingere la porta camminare senza inciampo tradita un migliaio di volte mi chiedo a cosa serva la luce il distaccarsi lento dopo l’amore il mio gesto sospeso a metà e nei guizzi di freddo lento Traboccare * Scalcio come angelo-cavallo come fresco lenzuolo pulito sbandiero il possesso e la voce rauca dello zero sprigiona quell’essenza senza pace di notti insonni scatena così lo spavento in tutto il suo candore bambino demunito senza smettere di salire l’uccello becchetta l’ultimo dito aggrappato alla scala cadere è il brivido che manca e il suolo diventa elastica salvezza rimbalzo facile capriola * È ora di dormire chiudere gli occhi nel buio che non conosce misteri ma sfumature scure di fogli sbavati col gomito ne conosco nelle notti di genti che crepano di gelo * Valentina Casadei è una sceneggiatrice, autrice e regista italiana. Diplomata in storia del cinema al Dams di Bologna e in sceneggiatura all’Eicar di Parigi, ha scritto e diretto tre cortometraggi: "Tutto su Emilia”, &q

Annalisa Rodeghiero, Premio Speciale della Giuria, Premio Poeti Oggi 2022

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Nei sogni abbracciamo gli angeli Siamo strade e ore scardinate adesso che verità è questo varco irrefrenabile d’estasi e paura, è questo esistere                                          nei rari attimi di luce dove il già visto è niente e santo il volto del mistero. Verità è l’assoluto stordimento, il nome mirabile quando trema e tutto in nome suo ritorna nelle cose e si fa fuoco se non ti accosti al mio fianco parte di me viva e non svelata,                                si fa parola se non ti sveli. E andiamo, come l’ingovernabile andare del fiume dove dice il vento. La chiamano circolazione doppia                                e completa quella degli umani ma noi nei sogni abbracciamo gli angeli ripetendo, ripetendo increduli: sì, tu mi vieni nel sangue, questa stanza, la primavera, si riempie di te ma solo se ci siamo lontani, solo se sapremo esserci lontani. *Il corsivo è un rimando a Elegie duinesi di Rainer Maria Rilke* * Annalisa Rodeghiero , nata ad Asiago, si è laureata i

Paola Mancinelli, Premio Speciale della Giuria, Premio Poeti Oggi 2022

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Stai nella riga del verso nel suo opportuno troncamento. Togli il superfluo, la ridondanza. Resta nel punto dove ogni dettato è fulgore di verbo. Allenati alla sintesi. Inchioda alla pagina la precisione del nome. * Paola Mancinelli (Taranto, 1974) approfondisce gli studi filosofici e teologici, ottenendo il titolo di Magistero in Scienze Religiose. È poeta e artista visuale. Ha esposto in mostre personali, collettive e di gruppo. È presente nel volume Secolo Donna 2021. Almanacco di poesia italiana e nel volume Sud. Viaggio nella poesia delle donne (Volume secondo) a cura di Bonifacio Vincenzi, Macabor Editore, 2020. Suoi inediti sono presenti nelle antologie poetiche Le biglie fanno rumore , a cura di Lorenzo Mele, Il Visionario Poesia (2020); Pensieri, versi, echi di emozioni , testo che raccoglie le opere dei premiati e dei selezionati per il VII Concorso Internazionale di Poesia «Parasio – Città di Imperia» (2020); nell’antologia poetica virtuale Transiti Poetici, Vol. XVIII, a

Daniele Beghè, terzo classificato Premio Poeti Oggi 2022

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La banalità del traffico La logistica sembra una forma spicciola di logica, una banalità che torna nel rigiro dei corrieri, nel trasporto intermodale che ci avvolge. Una piattoforma, un transit point, un camion che arriva in una baia di cemento armato, che attende un muletto per lo sbarco, in una Normandia che non salva alcun soldato. Il codice a barre, la falsa contabilità delle emissioni, il picking vocale, l’etichetta che manda segnali, la lettera di vettura, il sincronismo efferato degli europallets. La norma tutto prevede e tutto permette alla cooperativa del polo logistico integrato nel paesaggio padano, con sede, legale, in Romania. Si occultano dietro acronimi i gestori di questa vita agra, del traffico che mai si ferma, del lavoro che non rende liberi. * Daniele Beghè è nato a Parma, dove vive. Laureato in Economia e Commercio ha pubblicato tre libri di poesia:  Galateo dell’abbandono  Ed . Tapirulan nel 2016 ;  Quindici quadri di quartiere ed altri versi  ed. Consulta libri

Davide Castiglione, secondo classificato Premio Poeti Oggi 2022

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In apnea A un certo punto gli occhi smettono di seguirti. Ti preferiscono i cartelloni, la plastica dei sedili. I geni incarcerati dentro me a un certo punto salpano, mettono il tesoro in salvo dall’ennesimo sfogo sulla tua pelle: che figlio debole il nostro sarebbe, sarebbe stato. Io tentato li seguo mi salvo dallo stagno dove il collo dei cigni sembra segato dai remi. Il becco asfissiato dalla vernice. Il paesaggio piatto in apnea. Quanta tenacia e piedistallo da parte tua, quanta terraferma. E spogliarelli, intelligenza. Sono mesi che non cucino un pasto decente. Eppure ho pensato d’invecchiarti accanto pregando gli spifferi di entrare, di sollevarci. * Davide Castiglione (Alessandria, 1985) è docente di materie letterarie e linguistiche all’Università di Vilnius in Lituania. Si è laureato a Pavia con una tesi su Vittorio Sereni traduttore da William Carlos Williams, e dottorato a Nottingham (Inghilterra) con una tesi sulla difficoltà nella poesia angloamericana, poi divenuta libro

"Blocchi di partenza": Fabrizio Bregoli legge Silvia Atzori

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Occasione per contarmi gli atomi stasera è il corallo lucido del cielo che oggi finisce in gloria d’oro smorzata in fiamma di fornello a gas.  E prima di spegnersi nel blu della cenere sussulta sussurra una saggia verità vera: anche se tu fossi pianta o sasso o verme anche allora mi ameresti: alla solitudine costretti ci si strappa  e quando arriva la sera è sempre d’Amore che si parla * Questa poesia di Silvia Atzori si caratterizza per la sua struttura circolare: al bisogno di fare i conti con sé stessi (“contarmi gli atomi stasera”) messo in evidenza dall’incipit fulminante fa da contraltare l’ultimo verso, ugualmente decisivo (“è sempre d’Amore che si parla”), chiusa dal sapore gnomico che bene riassume, nell’explicit, la ragione profonda da cui nasce la poesia stessa: parlare d’amore come rimedio unico alla solitudine di ciascuno, di tutti. Il testo si inserisce a pieno diritto nel genere lirico dal quale attinge espedienti evidenti soprattutto a livello di figure retoriche e per

Lorenzo Patàro, 1° classificato Premio Poeti Oggi 2022

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Sentire come allora. Bambini-parco-giochi. Sentire la vita come allora e in un punto preciso, dentro al petto. Chiaro nitido pungente. Accorgersi del noto. Lo spazio tra le cose, tra il piede che si alza nella corsa e il piede-àncora che tiene. Polvere, il radioso nello spazio tra le dita. Sentire un freddo che è lontano, acuminato. Universo che semina nel petto qualcosa di antico e benedetto. In cerchio si osserva la ferita al ginocchio del bambino, sangue e pelle, il suo frantumo. Sentire come allora. Farsi tana e nascondersi era un modo per lasciare il mondo vuoto, farsi mondo nel mondo e nascondersi nel vuoto lasciato dalle cose. Qualcuno ci cercava. E noi acquattati come i morti. In attesa. Trattenendo il respiro come loro. * L’infanzia è una miniera inestinguibile di esperienze e di ricordi da cui scaturisce con efficacia la vena della poesia, come sostiene anche Rilke nella sua “Lettera a un giovane poeta”: ne abbiamo un’ulteriore dimostrazione in questa poesia di Lorenzo Patàro

Michele Toriaco, due poesie inedite

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Dalla mia stanza Fuori la città respira ancora anche se l’erba piegata nell’arsura si dissecca i ciottoli sul viale del parco sono scivolosi anche per quei bambini terribili che giocano a pallone seduti sulle panchine silenziose i visi dei più vecchi hanno smarrito il loro senso tutti cadono nella corrente dei giorni scappano i minuti senza sosta uno dopo l’altro da un oscuro passaggio ogni cosa si perde solo la vita resta. * Anniversario dei miei morti Si stringono insieme per il verde stelo tutti quei fiori che fanno serena la pietra scolpita alla fine dei nomi oggi c’è molto sole tra le sepolture più luce nella mente io sono tornato qui come si torna alla terra con la mia pena intera vicina all’ombra che divento. * Michele Toriaco , è un giornalista del quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno. Per la poesia, da  Giugno 2020 è presente nell’Atlante dei poeti contemporanei Ossigeno nascente dell’Università  Alma Mater di Bologna. Suoi testi sono apparsi in antologie collettive, fra cu

Manuel Lantignotti, tre poesie inedite

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Eppure un luogo in cui sostare c’è, un fossile su cui riprendere fiato svuotare le scarpe dai granelli. Ecco, lasciate che tutto scorra e io, io sia l’unica cosa immutata e fragile. * Siete tutti crisalide, gocce d'ambra e cicatrici; quando non ricordate chi siete guardatemi la memoria: sarò custode di come vi ho conosciuti. Ho una lista senza fine di nomi, volti che ho promesso di dimenticare e giuro che farò spazio e giuro * In quel futuro i tuoi trucchi seccano nella trousse; dalla sala non vedo i tuoi piedi spuntare, né il cane tenerli al caldo. Un limbo di respiri dimezzati impresso su pellicole in celluloide, danneggiate, infiammabili. Le ricette dei block notes ho tentato di eseguirle; il tuo segreto è perduto i profumi non ritornano. * Manuel Lantignotti è nato a Milano nel 1994 e vive a Bollate, in provincia di Milano. Appassionato di teatro, inizia a recitare all’interno di una compagnia di Garbagnate Milanese con cui lavora tutt’ora. Attualmente sta lavorando alla sua p

Domenico Cisternino, tre testi inediti

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Gerico Io sono un mercato di carne un contrabbando di sangue rosso e magnetico. Sono le teste mozzate di Gerico, le conchiglie negli occhi le colline di uomini a nord il filo che lega i miei morti senza soluzione. Aspetto il tempo: la metamorfosi dei fossili la carne-pietra sarà il mio gesto di rivoluzione. * Anatomia 1 Credono di darmi gli onomastici della carne. La mia carne è già sbattezzata, si nega ai loro raggi e alle risonanze e mi fiorisce sottopelle in rime plastiche e frattali. Occhi e ossa nel centro del petto, un tendine teso tra la bocca e il fondo della mente. Il dottore che mi guarda dentro a petto aperto getta il coltello e sospira immobile. Poi stacca un fiore dalla ghirlanda delle mie costole. * Precauzioni Nella fessura tra la pelle e il mondo otto dita di piombo otto metri di terra otto strati di kevlar. Sono dovute precauzioni, perché il mio cuore è un bioreattore è un’autoclave a settemila gradi ed il mio mondo un laboratorio di esplosioni. * Domenico Cisternino

Giulio Zambon, tre poesie inedite tratte da "usa e getta"

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sto aspettando la chiamata in cui qualcuno mi dice che sei morta che li avevi nascosti bene i dolci nei cassetti e che erano centinaia, vuote, le buste nel cestino io gli direi che lo sapevo, che te l’avevo detto la chiamata durerebbe un quarto d’ora sono molte le cose che muoiono in quindici minuti. * Teresa diluita dai farmaci, ha chiesto dal fondo del letto che era un abisso di vedere sua figlia ancora di vederla ancora una volta l’infermiera che più le somigliava, allora si è sporta, le si è fatta vicino le ha detto «mamma ciao, mamma» non ha impiegato molto, la trasparenza a salirle fino agli occhi guardarla, ormai era guardare l’acqua in un bicchiere: attraverso sotto, il cuscino. * potrebbe entrare qualcuno, adesso, accoltellarci ma tu su questo letto l’acqua nelle tubature nei muri qualcuno potrebbe accoltellarci, adesso, entrare e sarebbe nitido e improvviso il bianco della lama nella schiena ma tu dormi, amore amore, dormi non si può rompere questa cosa, questo dappertutto ch