Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta poesia edita

"Fresco di stampa": Luca Bresciani, "Ogni giorno un cielo diverso", collana Lietocolle, Ronzani Editore, 2022

Immagine
Se la polvere ci parlasse di sé non racconterebbe niente ma ci direbbe delle crepe e dei ragni e dell’infelicità dei pavimenti. Svelerebbe l’ambizione dell’armadio di non vivere con un fianco cieco e la pena del chiodo nel sostenere ciò che gli è impedito di ammirare. Infine ci chiarirebbe la morte dopo l’appello delle sveglie quando dalla tenda alla trapunta un nugolo d’oro ci circonda. * Lo stesso peso sulle bilance in questo scontro tra ombre nella categoria minima della sete dove si sputa senza inghiottire. Finalmente possiamo odiarci avendo dei veri presupposti ora che niente ci distingue ora che nessuno ci sceglie. * È un’intervista alle pietre la trasparenza del fiume e tutto l’udito e tutta la vista sono un’unica coscienza: le distanze si compattano e nessuno vive da ultimo nell’acqua che riconosce i fragili della sua stirpe. L’oscurità della fretta è urgenza che non salva e la careggiata dall’altra parte è il regno che disattende. * Il gelo di dicembre sui muscoli delle macchi

Alessandra Corbetta, "Estate corsara", Puntoacapo Editrice, 2022

Immagine
Ombra Nel nostro breve corpo eri un’ombra troppo lunga, un’assenza già presente a riempire tutti i vuoti scavati dal passare delle estati. Sorridevo al buco nero dei tuoi sguardi già lontani, al mistero di sapere che trovarti era lasciare tutto quanto, appartenersi. Sei trapassato nel mio fiato irrevocabilmente mille volte e poi una soltanto: dovevi ammettere che amarti sarebbe stato luce traballante, un continuo calo di tensione * Come vanno le cose Dopo Parma, ti ho fatto mettere una virgola, dopo Parma, camminiamo. Ti ricordi tra i ricordi la città dove eravamo? Anche Correggio esagerava, come noi, ma con l’azzurro, e non lo sapevamo che il profumo di violetta era certezza delle cose da rifare, abbastanza a trattenere un altro gelido domani la nevicata di quel giorno. Ero sola? Ora invece se restiamo, Parma tace, lascia indietro la parola * Pietrasanta I Ricordo una gioia sfrontata, totale dal rumore ciocco di pioggia che cade ricade. E rimbomba. Eravamo in ombra tra i vicoli e poi

Dario Barbera, "Spolia", Edizioni Minerva, 2020. Segnalazione di Gabriele Borgna

Immagine
Il mio cuore è un campo bipartito a rotazione biennale. Andato male un raccolto il massaro può sperare con l'altro di salvare l'annata e di che vivere. Ma io resto con lo stupore del bimbo a guardare l'inaspettato fiore sulla spoglia recisa, nella linfa ancora sanguinante. * In vacanza di te,  amore, dormo con la luce accesa. Ma due sono le assenze, le tue macchie e i miei crateri, due le interazioni che deboli si attraggono, la somma di due eclissi. * Certo qualcuno diagnosticherà che la solitudine del creatore è un tratto bipolare, un disturbo d'amore che oscilla tra la smania del cercatore d'oro e la sindrome del re Mida.  Rincorrendo e fuggendo la tua dorata luce della vita, come un corpo la sua ombra. * Dario Barbera è nato nel 1984 a Taormina. Storico dell’arte antica, si è perfezionato alla Scuola Normale di Pisa ed è stato borsista dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici. Ha pubblicato svariati saggi di storia, archeologia e storia dell’arte in riviste

Massimo Del Prete, "Termini per una resa", Nino Aragno Editore, 2022. Segnalazione di Claudia Di Palma

Immagine
Cantando un dolceacqua il sommelier intonava ‘complesso in sottrazione ’. La metafora vinicola parlava dell’esatta inclinazione delle cose: così le labbra prima che sappiano del bacio o i tuoi vent’anni che ancora hanno il potere di scegliere per te qualunque sogno. Ci circonda un mondo sordo, indifferente alla tua voce che vorrebbe dire tutto: allora tu rinuncia al pantano dei discorsi all’istinto di arrivare sempre a un punto sottrai alle tue parole qualche sillaba. Ascolta quanti mondi nel silenzio. * Il profumo, per esempio, non può farsi segnale di luce segno di te dei tuoi passi che sapevano di cocco e di anguria delle dita inzuppate di sale. Nessun codice può darne e ritrasmettere l’esatta sequenza di molecole –                                                   per questo c’è bisogno di un corpo proprio oggi proprio adesso un corpo che ti nomini che provochi la tua esistenza –                                                  ma vedi questo bisogno e questa assenza sono la firma

Francesco Iannone, "Prima opera del gesto", peQuod, 2022

Immagine
Qui c’è una grazia di mantelli sull’acqua una descrizione nuova della caduta. Il tuo vero tu galoppa gli stormi depone il suo piccolo raggio frag li alberi si posiziona al culmine del crollo dove il bambino abbatte il monumento in solitudine. Che ti avrei amato con lo stesso smarrimento degli eroi che toccano i cancelli di casa dopo lungo tempo, solo questo chiedo che ogni combattente trascini la lotta al livello della luce e baci le rughe sulle nocche del nemico anche così è la vittoria. Nel più umano sventramento dell’attimo siamo insieme se siamo vivi. * Siamo il getto d’acqua che ammaestra l’incendio del dire siamo la stessa solitudine del soldato di fronte alla falange ma la mia guerra avanza oltre la sillaba il suono la parola. Si innalza sulla rupe come l’ultimo grido dell’umano la vita la vita la vita che mentre la dici fa schiudere le bocche al coro fa esplodere la boccetta nell’aria. Io sono lo stelo invincibile venuto dal niente senz’acqua e senza cure sono la mano che pesca

"Fresco di stampa": Francesco Tripaldi, "L'individuo superfluo", collana Lietocolle, Ronzani Editore, 2022

Immagine
Campana Da imberbi ribelli tracciavamo miraggi di gesso, itinerari occulti contro i poteri costituiti. Avevamo giubbotti antiproiettile e ginocchia sbucciate. Oggi, dopo un milione di sassaiole contro castelli di fumo, restano solo righe fantasma e caselle vacanti prima dell’ultimo salto mortale. Imberbi e ribelli tracciavamo miraggi di gesso presagendo che il destino è un infame bugiardo. * ‘Glitch’ di sistema La statistica non considera gli amori dissennati, i cigni neri o sé stessa quando la interroghi con seducenti questioni da alcolista freelance. Se lo facesse, l’aspettativa adattiva tradirebbe il risultato della ricerca, un glitch nei libri dell’Apocalisse rivelerebbe la peluria sull’avambraccio della Vergine, i conti offshore degli arcangeli, l’identità della madre surrogata del nuovo Messia. Piani millenari compromessi dall’idea stessa di probabilità. Meglio non chiedersi nulla, abbracciare il destino con lo spirito del kamikaze e guardare il mondo attraverso i misteriosi occh

Riccardo Zippo, "Tregua", Taut Editori, 2022

Immagine
Ho rispetto di questa mia quiete questa terra poco fertile dove ogni giorno è stremato è il primo giorno stremato ogni giorno. In due si è in pochi si è di meno che in uno troppo pochi nel tenere, nella durata, questo vuoto frangibile. * Vieni qui facciamoci compagnia parlami di sciocchezze. Godiamoci, fino alla fine dell’amore, che tanto poi diventa altro, e noi diventiamo altrove. * Io ho un alibi e una città, e una notturna nera primula sul cuore. * É tutta una forzatura, mentre soltanto vorremmo annullarci - Bastare a noi stessi sarebbe una soluzione - Tace il cortile la notte ci sono due sedie sul balcone. Il letto scotta e ci tocca riposare in piedi e pensarmi da lontano il rimanere mi fa come una rete e non riesco a dire nulla. * Riccardo Zippo (Gagliano del Capo 1992) è cresciuto e ha studiato a Milano. Dopo l’inclusione nell’antologia Planetaria – 27 poeti del mondo nati dopo il 1985 (Taut 2020), Tregua è il suo libro di esordio. Acquista il libro:  taut@tauteditori.it La p

"Fresco di stampa": Cinzia Demi, "La causa dei giorni", Interno Libri, 2022. Segnalazione di Gabriele Borgna

Immagine
sollevo la tenda alla finestra la pioggia sciacqua ogni sentore di gelo nessuna ombra di mare nessun soffio d’erba si perde lontano si lavano piatti e bicchieri e mi ripeto che era ieri l’ora in cui vibravano i vetri alle corde del plettro e aperte le veglie alle stelle del carro si aspettava una cometa come fosse funicolare del cielo che portasse luminosa la notte potente rinforzo di luna di legna e d’arancio * bisognerà capire cosa ci porta a credere nei grani a farne sabbia di clessidra tra le mani a non rompere i cristalli dorati a tornare là dove siamo nati nella casa con le pareti bianche dove ogni cosa ha un nome che chiamiamo ogni confine è un richiamo che rapido svalica si espande nel mondo in un sussulto di folate tra bacche d’acacia e lino chiaro nella luce obliqua delle persiane nel sacramento giurato sul simulacro trasparente del mare bisognerà capire cosa ci resta della pazzia della festa del calore di fiamma che ancora difende la giovinezza dei nostri corpi abbracciati n

"Fresco di stampa": Lorenzo Pataro, "Amuleti", Ensemble, 2022

Immagine
A chiedere sete hai imparato dai cani con le code stremate nel giro ubriaco senza fine né pace, la lingua ora cava con la punta assottiglia e lecca la mano a chiedere l’acre resto del seme, il fossile vivo sotto la rena davanti alla casa dei giorni d’estate, l’ora di sonno che manca alla meta, qualcosa che porti tutte le cose finalmente a girare come un destino, il segno estinto del fiume e il suo delta da mettere sotto il cuscino e aspettare che arrivi la piena, il rovescio dell’acqua a smidollare le ossa, a seccare il magma nascosto, la fame religiosa dei tarli. * Nell’attesa di un chiarore ci passiamo il talismano come un fuoco da bruciare lento sulle dita, l’amuleto di carta velina da mordere coi denti – tu accendi un’altra fiamma nel calice verde sulla tavola, leggi i tuoi tarocchi e sui fiori illustrati segni al contrario i vaticini mentre fuori un altro anno rovescia i nostri nomi e l’alfabeto. * Cerchia la parola, la parola disarmata alla fine della strage sulla linea che segna