Post

"Fresco di stampa": Enrico Marià, "La direzione del sole", La nave di Teseo, 2022

Immagine
Che cos’è il mio vuoto un vangelo di orchidee le rose sdentate la sacra luce del cielo spaventato. * Dietro le balaustre i tanti ricoveri, e quella volta sottobraccio a mia madre come di un biglietto le prime righe. * Dopo il mondo sarà d’amore la discolpa di essere vivi il commosso perdersi della disperata erezione. * Sarà dogana di rose il mio minore morire farmi schegge d’impatto le note sulle righe i binari, quelle negli spazi. * Enrico Marià è nato il 15 luglio del 1977 a Novi Ligure. Ha pubblicato le raccolte: Enrico Marià (2004), Rivendicando disperatamente la vita (2006), Precipita con me (2007), Fino a qui (2010), Cosa resta (2015), I figli dei cani (2019). Suoi testi sono apparsi su antologie e riviste letterarie. ➡ Acquista il libro La poesia contemporanea in lingua italiana

Gabriele Lupi, "Fontana ovvero Distratta Attenzione", Liberodiscrivere, 2021. Segnalazione di Gabriele Borgna

Immagine
Così erbacea, mistica, marmorea, sigillata nei mormorii degli aromatici pescivendoli, nell’anarchia nostalgica, in autunni olivastri d’occhi e vento. Liguria che affondi elettrica nella noia dei versi canzonatori, nelle bacche di cipolle e limoni, nei gorgoglii placidi e assuefatti di qualche fermata provinciale. Liguria, trauma e magnificenza, genio dei più morbidi estraniamenti. * Sono nomi che affondano nelle ore e dei numeri in moto i vostri, che non si osano pronunciare, annunciare come se foste fili di ruggine che raccontano una storia: Langhe, crude torte, tappi di feste, pavimenti, e diventano tante parole che mormorano impetuosamente nel nostro silenzio casalingo e io tremo perché non so i vostri nomi. * Si insinua la solitudine nei nasi alla francese, come le profonde cipolle che vengono coperte dal pepe e dai carciofi, come il caffè soleggiato di un lunedì di luglio. Un’aurora gettata in un tombino di una strada periferica, aria e fiori bagnati, un molo invaso dalle onde soc

"Blocchi di partenza": Fabrizio Bregoli legge Valentina Furlotti

Immagine
Pago le bollette del mio amore per te. Alla grande domanda «Non lo so» dici  e dici: «Niente» mentre secoli dedicati  a un’esistenza double-face implodono e si declassano a tempo bieco, tempo sordo. * Valentina Furlotti si cimenta nell’impresa di scrivere una poesia d’amore e, con intelligenza, sceglie la strada dell’understatement, del sottotono lirico: la verifica sull’effettiva tenuta del sentimento, della sua verità, si traduce nell’immagine, quasi irriverente, delle “bollette” pagate, in una resa dei conti tutta contabile, liquidata a ordinaria amministrazione. Alla “grande domanda” posta dall’autrice corrisponde il vivace inserto dialogico all’insegna della indecidibilità o della minimizzazione da parte del suo interlocutore, ben presente anche se mai esplicitamente nominato, presenza-assenza di fronte alla grande sfida che si pone. Tutto si risolve allora nella scarna constatazione di “un’esistenza double-face” a cui si sono iperbolicamente dedicati “secoli” inutilmente spesi, p

Bando Premio Poeti Oggi 2023

Immagine
III EDIZIONE Il concorso si articola in un’unica sezione: poesia inedita a tema libero in lingua italiana senza limiti di lunghezza e metrica. Sono inedite le poesie apparse su blog, siti e social media. Si partecipa con un singolo testo da inviare all’indirizzo: poetioggi@gmail.com specificando come oggetto “Premio Poeti Oggi”. Scadenza iscrizioni 22 gennaio 2023 . Dovranno essere presentati due allegati: Allegato 1 - documento .docx (Word) contenente titolo (eventuale), testo della poesia, nome e cognome dell’autore, indirizzo mail e numero di telefono. Allegato 2 - documento (anche foto o scansione) che attesti il versamento della quota di partecipazione. Tutti i partecipanti regolarmente iscritti riceveranno una mail di conferma. La segreteria provvederà a inviare ai giudici i testi partecipanti in rigorosa forma anonima. La quota di partecipazione è di 5 euro a sostegno delle attività di Poeti Oggi nel diffondere la poesia contemporanea in lingua italiana, da versare tramite circ

"Fresco di stampa": Paolo Pera, "Pena di me stesso", Edizioni Ensemble, 2022

Immagine
Le nostre foglie negli ossari Poniamo le nostre foglie negli ossari, Le termiti ci rodono i calzari. Mercurio leggiadro vola Portando le interpretazioni Nel luogo del riposo, lì oso abbandonare Le mie fatiche alla disgregazione. * Maturità raggiunta Qui non si muore ancora, E nessuno sta morendo. Il tempo passa, e ci lascia Un senso di meraviglia: Se la giovinezza era l’età Della morte imperatrice, ora Stranamente piomba l’Eternità Di quei giorni che paiono Un’unica cosa, una realtà Piena di scibile in cui affoghiamo. * Il buio nel cortile Nell’eternità della notte, Gocce di mollica bianca. Io – rarefatto – assumo L’immagine che sputa le ossa D’un gemello caduto Disperando dell’altrove... V’è come un vecchio Signore Che attende i più bei giovani, Ma infine – poiché bisogna morire – Li rimanda tutti più in là. * Prima e dopo ogni esame Tutte le afte che il cielo mi dona Crescono in coro Allorché mi preparo Per quegli esami Di cui ho paura. È tanto bello scoprire le cose, Ma dover dimost

Fabrizio Sani, "Il contrario di abitare", i Quaderni del Bardo edizioni, 2022

Immagine
Se fosse per me Se fosse per il caro me stesso mi dedicherei a te completamente, inseguendo, nel silenzio della camera, con la mia esule impronta il tuo misterioso lignaggio. Dandoti, nel rumore delle strade, il braccio, il fianco e lo sguardo ogni secondo di questi cent’anni. Però è a te che consacro qualsiasi opera o pensiero, pertanto coltivo me stesso, mi lascio spazio. * Vincenza L’assolo di civette snellisce la lama già sottile, si stringe lo spazio tra un filo d’erba e l’altro. Una signora anziana sale lentamente tre gradini, i suoi passi lasciano impronte nell’aria. Indugia sul pianerottolo, sotto una fioca lampadina, dentro la cornice del portico. E si guarda indietro un istante. La riesco a ricordare solo piegata da una gobba di fatiche, mai lamentate; comprava da me le tagliatelle all’uovo, qualche detersivo, un po’ di formaggio; nei giorni di festa il suo cortile si affollava di auto e mia madre le vendeva l’arrosto girato. Il nostro abitare il mondo è abitare delle interca

Fabrizio Morlando, "Percorsi marginali", Nolica Edizioni, 2021

Immagine
Aspetto il conto di un pasto che non ho mai mangiato. Nemmeno gli avanzi, le briciole dei cani. Niente. Pago col sangue, con la carne avvilita insceno l’esistenza e tolgo il disturbo. * Siamo nell’anomalia arcuata del salto di Fosbury, voltiamo le spalle al mondo. * Si procede così senza sussulti, con gioie che non lasciano sorpresi. Finché tutto diventa gomma sotto i denti scarica d’ogni gusto che sputi via. * Tutto questo mi appartiene, ma io ho fede nella carne e nella sua putrefazione. Nel lembo di terra tra il giorno che muore e in quello subito a venire mentre la vita accade senza di me, di fianco a me scorre e sfugge nel vuoto bofonchiare del nostro tempo irregolare il fatto è che ha perso il lato scarno, la parte sensibile delle cose. Quelle per cui ancora scavo e raschio il barile. * Si dona la vita e si dona sconforto, talvolta un guado, sigillato nell’ambra gialla del tempo: comici, inefficaci, incolpevoli rappezzi di cielo. * L’aquilone non vola più nel prato. Le notti di i

"Anteprima Portosepolto": Manuel Lantignotti, "Vista parco", peQuod, 2022

Immagine
È tornato l’odore di resine nelle mie primavere, ora che mi accorgo della grandezza, la complessità di questo mondo di chi vi abita; che gratitudine, poter percepire e non comprendere mai. * Il ricordo è un passo tra le foglie, le vie del centro a carnevale, il calore della neve che sfiora. Partoriti in decenni bui, nessuno conserverà memoria di noi; eppure è stata vita, l’attesa del domani per ricominciare. Privi d’identità accogliere le cose incompiute cullarsi nelle crepe. * Guardi lente le cascine sfiorire. L’infanzia in periferia ricorda la solitudine dei capolinea: dà le vertigini non vivere agli estremi sentire che convergi lontano dalle campane della tua chiesa i portici nei giorni di pioggia gli amici, i sogni indicibili. * Nei peggiori degli anni, ti servo il cuore su un piatto che d’argento, non ha niente. Folle, mettere in gioco l’ultimo resto umano del mio cibernetico corpo, vedendo nell’amore speranza nonostante mia madre sia un letto singolo, mio padre una valigia. * Ho

"Fresco di stampa": Matteo Persico, "Warbling", puntoacapo Editrice, 2022

Immagine
Bum Bum Tap sono stanco, sai; di ascoltarmi e non sentire le orme del terremoto che mi sfugge. è dentro di me, solletica. casca e immediatamente si risolleva. un pomeriggio in ufficio come tanti, oppure un cumulo di detriti e dossier conoscono a fondo le proprie conseguenze: fanno intendere di volere e di volere attendere, hanno sacrosanta pazienza; se cessa il rumore trovano qualcosa di cui nutrirsi, le proteine del silenzio intracranico. per questo le turbine neuronali hanno un bel da fare. mai ferme, proprio un bel da fare. ci fanno intendere di volere e di volere attendere; come fossero il cambio di un vento che auspichiamo, oppure una tenerezza di troppo, che non vuole farcela passare liscia. di questo sono stanco. un negozio di semiautomatici è ovunque nel mondo: le nostre giudicanti strade senza uscita. * Microsoft Teams almeno non ci facciamo chiamare per nome, morte e stupore nelle chiamate di Teams non possono coesistere. la ciurma si divide – il fracasso stanca – le mura del

Luca Crastolla, "Le sorti dell’incanto", Gattogrigio Editore, 2022. Segnalazione di Claudia Di Palma

Immagine
c’è una religione nella parola uno spirito santo che discende e l’usura. L’invocazione: un petalo poggiarlo sul bordo, trovarvi una lametta. Così si sparte e si sparge il sangue nessun profeta che divida le acque nessun popolo che le attraversi. Sulla schiena una cicala pazza di sole * guardiamo dalla riva bassa le federe del mare che si preparano nell’onda: tutta un’impazienza ci cola nelle mani e ci ricopre fino agli spiccioli della sete. Non ora, non adesso, siamo venuti a pesare il sale sui coralli della lingua ma di lontano per vie che conducono qui, di soglia in soglia, di grano in grano arso, non arso, di foglia in foglia di tabacco o di basilico per restare * dispiace la miseria delle parole; l’aver confuso la lista dei doni con l’indice dei rendimenti; l’aver raccolto di fretta i calzini; l’aver scelto di tacere di nuovo la pelle come quando le stagioni erano poche, ma promettevano alternate partenze. Dispiace l’avere scelto la quieta natività sulle porte a soffietto dell’anno