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Mattia Cattaneo, "Partiture di pelle", Architetti delle Parole edizioni, 2021. Segnalazione di Claudia Di Palma

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  rivendicata nei silenzi abitata di memoria questa parola in cui partorire immagini tra abissi e arterie scorro l'inverno: folle condividere i suoi muti cenni passo tra le tue vertebre: chiavi che aprono cammini. * guardati da una parete che trema giura di chiudere gli occhi fino a quando le parole dimenticate si spoglieranno nel paradiso della loro memoria. * qui non sono mai stato eppure ti chiamo casa da queste persiane intrise di memoria sensoriale luoghi che sanno come bruciare la sete. * Mattia Cattaneo è Nato a Trescore Balneario (BG) nel 1988, abita a San Paolo d’Argon (BG) ed è laureato in Scienze della comunicazione. Ha pubblicato con Antologica Atelier Edizioni tre sillogi poetiche: Dritto al cuore  (2016), La luna e i suoi occhi  (2017) e Tracce di me  (2018).  Collabora con l’attore e poeta Carlo Arrigoni in varie letture teatrali sulla shoah e la liberazione d’Italia: i due nel Novembre 2019 hanno dato vita alla loro associazione artistico-teatrale “Architetti delle

Elisa des Dorides, tre poesie inedite

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Il deserto S'è sparso, sembra, dalle grondaie alla sera, un senso di polvere e dinamite come licenza di follia che confina e chiude. E tutti hanno preso a ritirarsi in casa come i panni dopo il lavaggio sbagliato come la marea dopo la luna. Solo il contadino s'attarda in strada col suo trattore, astronave di terra in mezzo al deserto. * Non parla Settembre Della stessa festa sono la luce del mattino il temporale che si libera il ritrovato tepore a sera. Lasciami tra gli indugi che fanno nuovo il mese, nella nostalgia porosa di me, sull'erezione dei buoni propositi prima dei poi. Mi preme un vermiglio dolciastro in petto e lasciar andare risuona come la campanella di una scuola lontana. * Colonne d’Ercole Dove abiti Ebe? In prossimità della dispensa a rosicchiare gli spigoli o vicino alla bocca del fiume. Terrazza su Wuhan: l’uomo piccolo ha legato i piedi per imitare gli uccelli che dimenticano e non migrano. * Elisa des Dorides  è una copywriter di 35 anni che vive e lavor

"Blocchi di partenza": Fabrizio Bregoli legge Alice Rugai

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PLUMBAGO Non plumbeo ma plumbago pende lo spirito presente con l’innocenza pornografica dei gerani in inverno; mentre la gente -senza avvicinarsi troppo- si fa tutta già teatro in quel modo che solo un laico può chiamare celeste. Cosa mi diceva mia madre da piccola, quando non avevo ancora memoria? “A certe persone piace essere tristi” o forse faceva solo versi. C’è un luogo che mi risuona in punta di piedi come si spia Babbo Natale che non esiste come per non sentire l’eco del proprio peso in quelli che se ne ricorderanno. Cosa mi diceva mia madre continuerò a dirmelo io a recitarlo come un rosario agnostico in tempi di apocalissi; continuerò a costituirmi anche se mia madre adesso dice altro. Non plumbeo ma plumbago questo aspettare alla frontiera che la gente guarisca dalle prossemiche, che possa finalmente toccare con mano la distanza come si guarda il basilico sui davanzali tedeschi. * La poesia di Alice Rugai è tutta centrata sul concetto di “distanza”, tema al quale ci vediamo i

Riccardo Delfino, "Il sorriso adolescente dei morti", RPlibri, 2021

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  Sarà Natale da due minuti. Divaricherai le labbra nel vetro siderale che ci separa. Di come la morte avrà saputo simularci, non farai parola. Fisserai la mia pena per sottrarti al tormento. E di me farai  fine, smaltimento. * Guarda tra le viole come si baciano quei due ragazzi: perdendosi, e quasi non lo sanno - di esistere, ti dico, di certo non lo sanno - . Già so di loro che giocati dalla vita si giocano alla perdita, che non sanno tra le bocche calde, quale rione porti dritto al felice vuoto del letto. * Sento il dramma della vita nell’entroterra di ogni vena. Non splende in me altro sentore, mi anima l’insonne resistenza di un inganno, non l’amore, solo il nulla che albergo e l’affanno; quanto basta per non farmi ammutinare. * Era ottobre che la luce si lasciava oltraggiare dalla triste stagione. E noi poco amati, cresciuti d’ignavia come cose di poco valore. E sotto l’anfiteatro della dea fortuna, l’inerzia del cielo; le sagome brevi del nostro vangelo, attecchirsi alla notte

"Fresco di stampa": Giuseppe Semeraro, "Da qui a una stella", AnimaMundi, 2021. Segnalazione di Claudia Di Palma

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Tendiamo braccia verso un altro corpo abbiamo un’artiglieria nel petto avanzano tremando le mani cercando nel viso dell’altro uno spigolo dove germogliare l’orlo di una bocca dove arrampicarci dove osare un fiore. * Vorrei seguire una fila di formiche e scivolare in un abisso minuscolo chiudermi nel bozzolo della terra e gocciolare giù in qualche crepa affondare l’unghia in ere sepolte nascondermi in qualche tesoro sigillare il mio respiro nella pietra fossilizzare l’anima in una spirale ringraziare tutta la materia madre. * La vera Babele è questo corpo, lingue che ancora consumano la matrice di ogni parola, suoni che per secoli abbiamo masticato e sputato si aggrappano ancora allo stesso senso, pesi di voci che dalla notte dei tempi ci portiamo nella bocca, nutrimento segreto di ogni nostro verbo, custodiamo ancora il vecchio ceppo il sacro suono di ogni cosa nominata, ancora come la prima volta quando abbiamo detto: madre, padre, albero, sole, fame e poi guerra, amore, fratello, lo

Mauro Macario, "L'opera nuda", puntoacapo Editrice, 2021. Segnalazione di Fabrizio Bregoli

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C’è qualcuno là fuori? Vorrei cadere dall’alto di un verso maestoso e farmi male davanti a tutti con la testa spaccata e le vertebre incrinate il sangue che fluisce la paura di morire e gli eroismi in poesia che non servono più a niente affinché i poeti sappiano che siamo di carne e ossa che abbiamo mal di pancia e cataratte orecchie da siringare e culi brucianti l’essere sublime in odore di santità è un poveretto che reclama un cielo abitato un oceano capovolto senza pani né pesci l’essere sublime non confessa le sue miserie al calar della notte stura le sue abiezioni poi scrive con gli occhi rivolti alla trascendenza giurando fedeltà alla santa croce di un prelato i poeti non leggono i libri dei poeti sbuffano ridacchiano li buttano o li seppelliscono vivi nella loro sindone di cellophane ligi alla cerimonia funebre del silenzio pop star in un’arena solitaria si guardano l’ombelico perché alla poesia basta un lettore in tutto il mondo dicono eppure li sognano ad occhi aper

Lorenzo Mele, "Settembre è una preghiera", autoprodotto, 2021

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                                                                                                                  A Gabriele Galloni Settembre è una preghiera, e io ti penso ancora in piedi a volere tutta l’aria in un attimo solo; un colpo di respiro a permetterti la grazia, la stessa grazia sdolcinata che indossano i morti. * Questa notte mi preparo un thè, due o tre gocce di passiflora nel dubbio a decantare nell’infuso. Le ansie le lascio sui balconi, ma loro subito a scodinzolare, a graffiare dietro la porta. Accendermi una sigaretta è un segno di resa, un gesto di grazia in onore dei morti. * Settembre esausto che piangi, non mi dici come stanno le cose, preghiera semisommersa, ultimo bacio estivo. Il tuo lontano sole, sai, mi commuove ancora. Settembre buono che torni, è tuo tutto il buono che resta. * Lorenzo Mele  (1997, Burgwedel) cresce a Lecce. È direttore e fondatore della rivista di poesia “Il visionario”. Ha pubblicato  Tu mi abbandoni  (La gru 2018),  Dove non splendi 

Claudia Di Palma, tre poesie inedite

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scrivere: sporgersi dalle labbra e poi tornare nell’ombra, nel punto preciso in cui la luce si rompe alla fine della frase togliere la coperta del nome e lasciare la cosa la rosa tentare una nudità impossibile * Sarebbe stato meglio non imparare questa splendida architettura di significati, questa trappola per i topi. Ma ormai è tardi e sono imbrigliata nel paradosso della parola. Resto nella prossimità invalicabile del sangue. * Scrivere è un verbo strappato al deserto. Non disseta, non sazia. Assomiglia a un altro verbo: sparire nella sabbia dorata di una promessa. “ Avrai fame e sete e ti darò acqua e sostanza ma quando avrai mangiato e bevuto svuoterò le tue viscere perché voglio parlare con te. Il mio alfabeto è una domanda.” * Claudia Di Palma , nata a Maglie nel 1985, vive e lavora a Lecce. Tra le sue esperienze più importanti si annovera la passione per il teatro. Ha collaborato con "Astragali Teatro" (2005) e "Asfalto Teatro" (2006/2012) e attualm

Giuseppe Carlo Airaghi, "La somma imperfetta delle parti", Ladolfi Editore, 2021

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Come fili d'erba Come fili d’erba nel prato ondeggiamo assecondando la noncuranza del vento, chiniamo il capo al dettato della pioggia, ci facciamo fieno per le future stagioni sotto il palmo di un sole che non concede carezze. Come fili d’erba nel prato ci facciamo sentiero per i passi di chi si avventura oltre la vista delle colline, abbracciamo la terra facendoci terra, osserviamo le nuvole in cielo disfarsi oltre il profilo delle nostre preghiere. * La finestra Dalla parte in silenzio della strada osservo la casa (qualcuno direbbe la spio), la finestra ancora illuminata, il pudore tenue di una tenda bianca. Dietro il vetro ci sono io, una mano a scostare la tenda. Guardo fuori l’uomo che dalla strada mi osserva (qualcuno direbbe mi spia) e forse mi somiglia. Trattengo a stento un cenno di saluto per timore di essere frainteso. * Giuseppe Carlo Airaghi è nato e vive in provincia di Milano. Ha pubblicato le raccolte di poesia: I quaderni dell'aspettativa (Italicpequod), Que

Nicoletta Bidoia, "Scena muta", Ronzani Editore, 2020

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Si è portati a pensare a una colpa quando si vedono congelare i passeri in volo e poi cadere. Sta succedendo qualcosa, ci siamo detti, tra la terra che ci addenta in banchisa e il cielo che si addensa e impallidisce ogni precetto. Nella distesa vasta di scongiuri il grido di chi prima taceva si propaga rapido fino in Boemia. * Per essermi fedele devo tradire l'aria di prima, il mio mulinare nel vento, devo interrare l'astro e l'arcata perché è venuto un tempo di pietra inatteso, c'è un'altra vertigine. Mai si è visto così tremendo il battito di ciglia dell'immobile. * Nicoletta Bidoia  (Treviso, 1968) ha pubblicato i libri di poesia  Alla fontana che dà albe  (2002),  Verso il tuo nome  (2005, con prefazione di Alda Merini),  L’obbedienza  (2008, con prefazione di Isabella Panfido) editi da Lietocolle e  Come i coralli  (2014) con La Vita Felice. Nel 2013 è uscito il libro di narrativa  Vivi. Ultime notizie di Luciano D.  per le edizioni La Gru. Ha ideato e real

Valentina Colonna, "Stanze di città e altri viaggi", Nino Aragno Editore, 2019. Segnalazione di Claudia Di Palma

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Quando per sbaglio mi chiedono cosa sia questo indicibile fare, per un momento penso a una contemplazione insistente delle ore come un rito. Riempire di cucchiai la caffettiera e avvitare le forme. Aspettare che la fiamma scaldi e guardare alla finestra la luce ferma che cambia gli sguardi degli oggetti e dei viventi. * Vedi, le campagne qua a sud si stendono in pianura, nel miracolo di secoli, ulivi a tronchi grossi, sinuosi di fianchi e chiome bruciate, da curare di un amore vasto sino al centro vivo di ogni ramo. Le campagne di ragni nascosti in terre incenerite. Tra i muri a secco arrossare i pomodori e i fichi gonfiare in un odore di latte che appiccica alle dita tra le more, a onorare la processione degli amanti in mezzo ai campi di silenzio. Impero di crisalidi, involucri ninfali sui tronchi innamorati del nostro cammino di stagioni. * Valentina Colonna  nasce a Torino nel 1990. Ha pubblicato nel 2010 la sua prima raccolta di poesie  Dimenticato suono  e suoi testi sono apparsi

Nadia Agustoni, "[la casa è nera]", Vydia editore, 2021

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nella terra non arata l'asse di legno a chiudere la casa ricorda il mancare dei vivi i lavandini bianchi – la luce di questi giorni per conoscere le ossa scava dove la talpa è il suo ricordo e un tempo di polvere va nel cielo, perché parli qualunque voce qualunque io. * vegli sul latte sul volto che non cade là nel sonno arrivano volpi chiedono lune ma la morte ricomincia e indifeso il vero scrive i suoi fiori * Nadia Agustoni  (1964) scrive poesie e saggi. Suoi testi sono apparsi su riviste, antologie, lit-blog. Del 2021 è [la casa è nera]   , Vydia editore, del 2020 è  Gli alberi bianchi  Gialla Oro Pordenonelegge-Lietocolle, del 2017 è  I Necrologi  La Camera Verde, del 2016 è  Racconto  Aragno, del 2015 Lettere della fine   Vydia editore – premio ex equo Bologna in Lettere Interferenze 2017, e la silloge [ Mittente sconosciuto ] Isola Edizioni ;  del 2013 è il libro-poemetto  Il mondo nelle cose  (LietoColle). Una silloge di testi poetici è presente nell’almanacco di poesia  Qu