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"Fresco di stampa": Francesca Del Moro, "Ex madre", Arcipelago itaca Edizioni, 2022

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Ho attaccato un fiore accanto a lui, sulla parete. Ho scelto, senza volere, proprio lo stesso colore del fiore del suo disegno che tengo ancora appeso al muro vicino al letto. Nel nostro sonno così diverso, così lontano ci avviciniamo: ciascuno dorme vegliato dal fiore donato dall’altro. * Non ci vorrà troppo – in questo la chimica aiuta – tutti penseranno ch’è passato e io avrò imparato a portare con disinvoltura il mio sguardo opaco e il terrore dentro. * La sua voce adulta e bambina chiama mamma, arretra nel buio, non ha corpo, è piena di paura. In grembo gesto la sua assenza, il cordone ombelicale, il tubo del gas. * Il sole che da luglio mi ferisce torna buono in questo giardino. Ecco le aiole, le rose, il tavolino tondo, le ombre del fogliame, il sorriso di Adriana. Nella stanza per me il letto fresco mi ridona l’emozione del viaggio, delle bozze sul comodino. Piangere è dolce la sera tra la meliga e l’orsa che seguiamo nel cielo pulito, è un pianto condiviso. * Oggi l’occhio di

"Fresco di stampa": Luca Pizzolitto, "Crocevia dei cammini", Italic Pequod, 2022

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Luce lasciata e tersa dei primi giorni di dicembre, misericordia del vento sul tuo viso gentile, tagliato dal freddo. È l'eco ostinata del vuoto, è un peso greve sul cuore; neve che accende e poi placa l'inciampo della sera. Andare in pezzi, fiorire un mattino. * Nell'avanzo di parole su cieli colmi di rabbia, qui dove piove piano e rinfresca la sera cedi al vuoto, al niente, il dono austero delle labbra. Nell'ostinato silenzio di Dio, nel tuo sguardo breve di madre trova riposo ogni mia lontananza. * Le distanze che cadono dalle ciglia, il cielo dei tuoi sguardi improvvisi, il vuoto e altre forme, questo amore così fragile immaturo, arreso, non voluto. Tutto splende e fiorisce nel farsi attesa della sera. * Cos’è questo rumore che riempie la notte e impedisce il sonno? Dalla bocca di pietra zampilla il tempo e ciò che resta delle mie rovine. * Luca Pizzolitto nasce a Torino il 12 febbraio 1980, città dove attualmente vive e lavora come educatore professionale. Da quas

"Fresco di stampa": Alfredo Rienzi, "Sull'improvviso", Arcipelago itaca Edizioni, 2021

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Sono il punto sul bordo della pagina, non il sostantivo o il tratto rosso spesso che lo sottolinea, non la chiosa: il punto. Non posso essere cancellato che dal fuoco. * Sottili i confini tra le stagioni: quasi senza preavviso si passa da una all’altra: minime tracce sperse nel soffio tramontàno segnano la primavera e la morte. * Questa luce che ora torna a crescere dove la deporremo spenti gli occhi in una notte a dicembre? c’è stato tempo per disporsi, dici verso il giusto angolo d’occidente è che il tempo non è mai quello giusto e le partenze hanno il suono ottuso della frana che coglie all’improvviso * Attesa degli invisibili Siete la mia ossessione cinguettii, trilli, fischi alfabeti brevi e indimostrati voci che non vestite corpo né ala nell’estate tra il fogliame ma io ho dell’autunno la pazienza e aspetterò il ramo denudato, del raggio la pendenza esatta sarà improvviso all’occhio l’apparire, e breve. * Volarono i nibbi sulla Luna: non casuale fu la scelta del campo di battagli

"Fresco di stampa": Michela Zanarella, "Recupero dell'essenziale", Interno Libri, 2022

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Cosa resta di un’estate Cosa resta di un’estate ormai finita il corpo del mare visto di sfuggita la memoria di un sole che non si è mai arreso e l’asprezza delle cose inattese. Ci ha preso alla sprovvista il dolore è sceso a mutare la luce negli occhi a disorientare gli equilibri del tempo. Settembre ha le sembianze di un sudario la cura è la pazienza ardente tra le viti l’amore che resiste a pugni chiusi. * Da questo tempo Da questo tempo dove la vita si attorciglia come un’edera che sale sui muri si farà notte come ogni notte e sarà un andare incontro alla luna a colpi di sogno – percorreremo la memoria delle stelle fino a rivederne l’infanzia. È ancora estate e diamo un nome diverso ad ogni cosa: le nuvole si chiamano isole il sole è un pensiero di luce espresso sottovoce, quasi l’amore. * Esiste una lingua segreta Esiste una lingua segreta che s’impara origliando ai piedi dell’erba sottoterra c’è una folla di ombre sepolte rugiade strette che vogliono tornare sale su per le radici

"Fresco di stampa": Silvia Rosa, "Tutta la terra che ci resta", Vydia Editore, 2022

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All’estremità della notte le occhiaie ci confortano, piccole chiazze di lune piene sul volto. La redenzione del tunnel, con i suoi boati corvini e le falene-bussole, è una strada d’alluminio che accoglie i nostri fantasmi, a 150 km orari. Il roseto di abbagli ed errori resta fuori da questa griglia di Hermann: le fucilate degli antinebbia e i rimpianti sono espunti da un elenco di cifre binarie, o bianco o nero. Manca profondità a questo andare, uno sguardo d’insieme, il talento di sopravvivere alle lesioni del buio * In caso di necessità rompere il vetro: uscire dal campo recettivo, seguire le coordinate che conducono alla curva dello stupore, dopo una rotazione di 360° favorire l’orogenesi della spina dorsale diritta, per meglio fissare il teorema della creazione, allenare il terzo occhio, la ghiandola pineale, il sesto senso, darsi alla melatonina in giuste dosi, alleggerire le pupille vedette dal vizio delle proiezioni, trafugare la frenesia degli amanti e riprodurne gli aromi, dil

"Fresco di stampa": Alessio Paiano, "Punti di fuga", Arcipelago itaca Edizioni, 2021

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Intagliata tesserina del libro, tu formi la parola che indica la direzione, la via sdrucciolata del verso, il vuoto, la morte a capo. Ti nascondi nell’occhio della sposa, ti fai lacrima che bagna la bocca, scorri rossa tra pagine ingoiate: ma la tua anima è uno specchio opaco. * La città frantumata ha un lembo acuminato, il pungiglione di un’ape, la punta della fiamma di un vecchio santo, uno spiritello che ti indica il trampolino di un abisso: lì la città, antico relitto, si impenna e le correnti dei passati remoti ti trafiggono con lacrime morte. * - È chiaro che potresti intagliare una lingua di fuga che ti smembri il corpo e poi piano discendere al punto di snodo dove conficcare la lama: l’anima sfinirebbe al verso di sotto come un pallone sgonfio. - Ma a te più si addice un voltare di pagina, il capovolgersi della misura nel vuoto originario dello zero. * A volte è necessario sparire disperdere il nome nei percorsi dell’acqua e non chiedere più una parola ma lasciare che il mare c

"Fresco di stampa": Giuseppe Semeraro, "Da qui a una stella", AnimaMundi, 2021. Segnalazione di Claudia Di Palma

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Tendiamo braccia verso un altro corpo abbiamo un’artiglieria nel petto avanzano tremando le mani cercando nel viso dell’altro uno spigolo dove germogliare l’orlo di una bocca dove arrampicarci dove osare un fiore. * Vorrei seguire una fila di formiche e scivolare in un abisso minuscolo chiudermi nel bozzolo della terra e gocciolare giù in qualche crepa affondare l’unghia in ere sepolte nascondermi in qualche tesoro sigillare il mio respiro nella pietra fossilizzare l’anima in una spirale ringraziare tutta la materia madre. * La vera Babele è questo corpo, lingue che ancora consumano la matrice di ogni parola, suoni che per secoli abbiamo masticato e sputato si aggrappano ancora allo stesso senso, pesi di voci che dalla notte dei tempi ci portiamo nella bocca, nutrimento segreto di ogni nostro verbo, custodiamo ancora il vecchio ceppo il sacro suono di ogni cosa nominata, ancora come la prima volta quando abbiamo detto: madre, padre, albero, sole, fame e poi guerra, amore, fratello, lo